Quando vidi le prime turbine rimasi come folgorato; erano macchine enormi, nere, lucenti, nate dalla mente di qualche misterioso ingegnere. Se ne stavano ordinatamente in fila, ronzando all’infinito, come giganteschi calabroni operosi governati da una volontà invisibile.
Mi capitò in seguito di imbattermi in altri prodigiosi macchinari: erano aerei, navi, treni e motori, costruiti dentro rumorosi edifici industriali, popolati da infaticabili robots che scandivano i tempi di quello che noi chiamiamo progresso.
Con questi oggetti ho scambiato qualche amichevole sguardo; alle volte ho colto stupore mentre li osservavo incantato dalla loro bellezza, altre volte cercavano di assumere le physique du rôle, senza per altro riuscirci, altre volte ancora ridacchiavano di nascosto per essere stati scoperti.