(...) Nel mio lavoro (...) Inside sperimento la cancellazione dei generi nel tentativo di ridefinire una visione primitiva dove gli oggetti possano vivere armoniosamente, gli uni accanto agli altri, in un unico mondo senza gerarchie.
Vi si scorgono, come in un film oscuro e senza regia, alberi e arbusti, acque e rocce, ombre e muri, uomini e pesci, silenziosamente vicini, come per tenersi compagnia, in attesa che gli eventi trasformino gli uni negli altri e si compia il mito dell’eterno ritorno.
Non vuol essere quindi “catalogo” degli oggetti che popolano il mondo visibile ma luogo d’incontro e di conoscenza, spazio aperto ad ogni percorso, nel mutevole contesto dell’esperienza di se stessi e del mondo.
Vi prego di prendere in considerazione, fra i tanti, anche questo punto di vista.
F. R. 8 dicembre 2002